Psicologo delle cure primarie: alcune riflessioni

La scorsa settimana è stato presentato in Senato il disegno di legge che istituisce la figura dello psicologo delle cure primarie all’interno del Sistema Sanitario Nazionale.

Si parla da tempo della figura dello psicologo di base, la quale si fonda sulla collaborazione con il medico di famiglia.

Tale sinergia è importante per promuovere uno stato di benessere completo, dove salute non equivale più ad assenza di patologia, ed è vitale per poter fronteggiare momenti di particolare fragilità.

Luigi Solano, professore di Psicologia Clinica presso l’Università “La Sapienza” di Roma, affermò che i fattori psicologici sono coinvolti in tutti i processi patologici (pensiamo alla psoriasi, la quale è definita una malattia multisistemica ndr).

All’interno di una dimensione di collaborazione congiunta a fianco del medico di famiglia, si offre un approccio globale alle richieste dei pazienti, senza la necessità né di un invio né di una specifica domanda psicologica. Chi ha modo di leggermi sa che questi momenti di fragilità non sono sempre facilmente inquadrabili.

Proprio perché la salute è un fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, è necessario creare quelle condizioni per migliorare effettivamente la qualità della vita delle persone.

Per questo non posso non auspicare l’istituzione di questa figura professionale tanto chiacchierata quanto significativa.

Visto che la salute è uno “stato di completo benessere fisico, psichico e sociale e non semplice assenza di malattia”, che salute sarebbe senza quella psicologica?

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