Musica e attività sportiva: un connubio possibile?

“La musica può sollevarci dalla depressione o farci piangere – è un rimedio, un tonico, un succo d’arancia per l’orecchio. Ma per molti dei miei pazienti neurologici, la musica è ancora di più: può fornire accesso, anche senza farmaci, al movimento, alla parola, alla vita. Per loro, la musica non è un lusso, ma una necessità”(Oliver Sacks, “Musicofilia”, Adelphi, 2008)

A livello scientifico sono evidenti i benefici della musica, e in psicologia dello sport è stata utilizzata per regolare l’attività cerebrale con effetti sulle risposte psicofisiologiche e sulla prestazione. 

Strutture subcorticali quali la corteccia cingolata anteriore e l’amigdala incidono sulla piacevolezza dell’esercizio, e la corteccia prefrontale risulta altamente reattiva alla stimolazione uditiva. 

Gli studi delle risposte psicofisiologiche suscitate dalla musica durante lo svolgimento dell’esercizio fisico svolti dalla Brunel University di Londra grazie al team del Dott. Costas I. Karageorghis, portarono allo sviluppo di una teoria fondata su 4 fattori gerarchici (dal più importante al meno importante):

  • Risposta al ritmo: ovvero le risposte naturali al ritmo musicale del nostro corpo, in particolare al tempo in bpm.
  • Musicalità, che comprende l’armonia del suono, ovvero la combinazione delle note e la melodia.
  • Impatto culturale, il quale riguarda la diffusione e la pervasività della musica nella società o entro un sottogruppo culturale.
  • Associazioni, che fa riferimento ad associazioni extramusicali che posso essere evocate dall’ascolto, come aspettative o ricordi.

Al fine di definire se un brano musicale è motivazionale o motivatamente neutrale, vennero sviluppati strumenti psicologici come il Brunel Music Rating Inventory. Quest’ultimo parte dalla premessa che la qualità motivazionale della musica fosse definita dalle componenti musicali sopra citate.
Inoltre venne evidenziato come l’ascolto musicale contribuisca a restringere l’attenzione e ad abbassare la percezione di sforzo e affaticamento a vantaggio di stati emotivi positivi. Tra l’altro favorisce l’alterazione dell’arousal e dell’attivazione emotiva, utile prima di una competizione o di un training di allenamento o per placare sensazioni ansiogene. In più porta ad un aumento qualitativo della prestazione e ad un aumento della sua durata se la musica è sincronizzata con l’esercizio. Infine può avere un impatto positivo sull’acquisizione delle capacità motorie e promuove il raggiungimento di uno stato di totale coinvolgimento nell’attività, indispensabile per una prestazione ottimale.

Esistono anche dei fattori antecedenti che possono influenzare gli effetti della musica, divisi tra:

– Fattori personali come il genere, il tipo di personalità, l’impegno nella pratica dell’esercizio fisico, il livello di forma fisica e lo stile d’attenzione;

– Fattori situazionali, come la tipologia dell’ambiente di esercizio fisico e le specifiche del programma di esercizi.

In un contesto di sport e attività fisica, la musica si utilizza in uno dei quattro modi seguenti In primo luogo, la musica asincrona viene riprodotta in sottofondo per rendere l’ambiente più piacevole o per agire come una distrazione pianificata. La musica sincronizzata è, in secondo luogo, caratterizzata dall’utilizzo degli atleti degli aspetti ritmici o temporali della musica in sincronia con i movimenti.

Terzo, la musica pre-task, ovvero quella utilizzata immediatamente prima di un’attività fisica o di un evento sportivo. Questo comporta l’uso di uno stimolo musicale per regolare l’umore di un atleta o di una squadra, oppure per generare immagini rilevanti per le attività. In quarto luogo, la musica può anche essere utilizzata nel processo di recupero dopo la competizione o un duro allenamento. Visto che gli effetti della musica sono differenti, è necessario che l’atleta sia coinvolto nella selezione dei brani musicali per poter creare la playlist adatta. In questo modo l’atleta può ottenere un massimo rendimento del potenziale degli effetti relativi alla musica.

In conclusione, usando le parole dello psicologo John Sloboda, non esiste un modello farmaceutico (o vitaminico) che associ un prescritto effetto psicologico per un dato brano musicale. L’influenza della musica dipende interamente dal contesto di ascolto e dalle esperienze e preferenze dell’ascoltatore.

Bibliografia:

  • Marcelo Bigliassi, Use the brain: complementary methods to analyse the effects of motivational music, 2015
  • I.Karageorghis, Leigthon Jones & D. P. Stuart, Psychological effects of music tempi. International Journal of Sports Medicine, 29, 2008.
  • C.Terry & Costas I. Karageorghis (2006). Psychophysical effects of music in sport and exercise: An update on theory, research and application. In M. Katsikitis (Ed.), Psychology bridging the Tasman: Science, culture and practice – Proceedings of the 2006 Joint Conference of the Australian Psychological Society and the New Zealand Psychological Society, 2006
  • Peter C.Terry& Costas I.Karageorghis), Music in sport and exercise, 2011
  • Oliver Sacks, Musicofilia, Adelphi, 2008
  • Costas I.Karageorghis & David-Lee Priest, Music in the exercise domain: a review and synthesis (Part I), 2012
  • Costas I.Karageorghis & David-Lee Priest, Music in the exercise domain: a review and synthesis (Part II), 2012

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