Parlando di ansia e di paura, a caldo, viene da pensare a sensazioni che hanno una connotazione negativa, e che in quanto tali sarebbe meglio tenere lontani da sé.
Sarebbe opportuno prima provare a fare un minimo di distinguo: per quanto entrambe siano accomunate da un’attivazione psicofisiologica (Arousal) dovuta dal sistema nervoso simpatico, che porta ad esempio all’aumento del battito cardiaco e del ritmo di respirazione, l’ansia implica uno stato di apprensione dovuto ad una minaccia futura, diversamente dalla paura che riguarda un pericolo immediato.
In realtà, ansia e paura hanno un valore adattativo, non sono necessariamente sensazioni cattive: queste percezioni ed emozioni tanto arcaiche quanto denigrate, sono fondamentali per la nostra difesa e sopravvivenza (Senza paura non si sopravvive!). La paura provoca rapidi cambiamenti del sistema nervoso simpatico tali da preparare il corpo ad essere più pronti ad affrontare gli eventi e ad evitare situazioni potenzialmente pericolose e a considerare possibili problemi prima che questi si presentino.
Quando, veramente, la paura e l’ansia diventano un problema?
Il problema si concretizza quando il livello di attivazione diventa eccessivamente alto o si protrae nel tempo, e quando non si hanno, o semplicemente si crede di non avere, le risorse necessarie per fronteggiarle.
Che fare in situazioni del genere? Teniamo conto che non possiamo avere tutto sotto il nostro controllo, anche se spesso crediamo vivamente a ciò.
Quello che mi sento di consigliare è una frase recentemente detta da Luca Mazzucchelli, psicologo e psicoterapeuta, che recita: “Controlla ciò che puoi, accetta tutto il resto”, e ad esempio il proprio tempo è una variabile che si può (e si deve) controllare.
D’altronde vorrei farvi una domanda: la vita, secondo voi, è fatta per essere subìta o per essere vissuta?